venerdì 2 marzo 2007

viva la ciccia!

Davanti alla antica macelleria Cecchini c’è una piccola lapide in memoria della scomparsa della bistecca alla fiorentina. Da quel tragico 31 marzo 2001 Dario Cecchini, il singolare titolare della macelleria, pone sulla lapide con regolare cadenza una rosa rossa in omaggio a questa specialità tipica toscana. Nonostante il triste evento, il macellaio più famoso d’Italia risponde gentilmente e ironicamente alle domande che gli sono state poste.
La Comunità Europea, dopo la messa al bando della bistecca alla fiorentina, sembra intenzionata a introdurre per questo prodotto il marchio di qualità. In cosa consiste effettivamente?
“Non lo so mica! Io faccio l’artigiano e non mi occupo di affari istituzionali: non vorrei che fosse frainteso e travisato lo spirito del funerale. Lo spirito del funerale non si rifaceva alla disposizione del ministero della sanità, ma prendeva spunto da quella disposizione per rifarsi direttamente al Boccaccio, perché, a mio giudizio, non era in pericolo solo la bistecca alla fiorentina ma era in pericolo una certa toscanità, fatta della capacità di ridere anche delle cose più tristi, perché è triste che la bistecca alla fiorentina venga levata dal commercio; questa toscanità è stata esaltata al massimo in occasione del funerale alla bistecca. E’ lì che il sarcasmo tipico dei fiorentini è venuto fuori con estrema chiarezza: noi toscani facciamo le cose non per fare dispetto a qualcuno ma perché non possiamo a meno di fare ‘i chiasso o di prendere per il c…; comunque, ben venga il marchio di qualità per la bistecca alla fiorentina ma il mio obiettivo è quello di scuotere gli animi della gente per riaffermare nuovamente una identità, quella toscana appunto, che si sta andando piano piano affievolendo”.
Cosa intende esattamente per “toscanità”?
“La vena polemica ma ti tipo bonario. Le faccio alcuni esempi: ogni anno a Siena viene fatta la rievocazione della battaglia di Montaperti, con 400 senesi che fanno una fiaccolata e portano una corona d’alloro; sono venuti da me a chiedermi di partecipare e io ho accettato. Ad un certo punto della discussione in cui partecipavano i sindaci, uno si è tirato fuori dicendo: “io sto con loro, ma non sono di Siena, sono di Arezzo!”. Oppure come sarà divertente quando dovrò andare sulla torre del Conte Ugolino a Pisa (il Cecchini recita Dante) e lancerò da lassù l’anatema ai pisani “Ahi Pisa, vituperio delle genti…” con 10.000 persone tra cui anche il sindaco di Pisa; è bellino, no?”
Non ne dubito, ma torniamo alla bistecca. Cosa ne pensa del fatto molti italiani (ma soprattutto molti toscani) si stanno recando a San Marino per mangiare e comprare la bistecca alla fiorentina?
“E volevo aprire una macelleria là infatti: sto trattando per l’acquisto di un fondo, come anche vorrei averne uno a Città del Vaticano! Scherzi a parte, non c’è bisogno di andare a comprare le carni all’estero quando le nostre bestie sono sane e genuine, per cui ben vengano i marchi di qualità e di origine controllata, ma comunque continuiamo a fare ‘i chiasso e a essere fieri del nostro essere toscani e della nostra terra con tutto quello che offre: vengono qui da tutto il mondo per godersi la Toscana, quando i primi che dovrebbero fare una cosa del genere sono proprio i toscani!”.
Ma una festa della “resurrezione della bistecca” non verrà fatta?
“E l’aspettano tutti a gloria… per questo non si farà! La gente va fatta anche soffrire!”
Allora almeno una rima in onore della bistecca per concludere…“Quanta è bella giovinezza / che si fugge tutta via / chi vuol esser lieto sia / del doman non c’è bistecca!” Oppure, citando l’Amleto, “To beef or not to beef, this is the question”.
(Corriere del Chianti luglio 2001)

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