Domenica 10 settembre si è aperta la stagione teatrale della “Filarmonica G. Verdi” di San Donato in Poggio con il lieto e piacevole ritorno del regista Ugo Chiti e della compagnia teatrale “Arca Azzurra” che ha presentato la prima di “quattro bombe in tasca” nel teatro della provincia fiorentina dove hanno imboccato il loro itinerario drammaturgico alla fine degli anni settanta. Provincia da dove Ugo Chiti proviene, provincia nella quale il celebre regista ritorna: tutte le rappresentazioni traggono spunto dalla provincia fiorentina in cui Chiti ha vissuto la sua infanzia e la sua adolescenza circondata da memorie e racconti popolari di cui Chiti è diventato abile cantore. Il nuovo spettacolo “quattro bombe in tasca” è collegato in maniera indissolubile alla drammaturgia del celebre regista, che in particolare modo sembra voler rievocare l’ambientazione storica de “La provincia di Jimmy” e alcuni particolari efferati di “Allegretto perbene ma non troppo”. Con gli spettacoli di Chiti rivive e torna in auge la cultura popolare delle campagne fiorentine, cultura tutt’oggi mai sopita e sempre motivo di orgoglio dell’identità contadina. Tratto peculiare della drammaturgia chitiana è il linguaggio popolare, che i suoi attori ripropongono con assoluta fedeltà in tutte le rappresentazioni teatrali. “Quattro bombe in tasca” è impregnato di monologhi narrativi che introducono la recitazione e che diventano sempre più incalzanti con il trascorrere dell’atto unico per poi culminare in un finale pirotecnico che manda letteralmente in delirio i 258 spettatori assiepati nel piccolo teatro. Gli applausi a scena aperta da parte del pubblico hanno anticipato la meritata premiazione del regista Chiti, di Massimo Salvianti e della compagnia teatrale “Arca Azzurra” da parte dell’amministrazione comunale di Tavarnelle. All’evento mondano dell’inaugurazione del teatro “Filarmonica G. Verdi” di San Donato in Poggio hanno inoltre partecipato l’onorevole Spini, l’assessore regionale alla cultura Zoppi e il celebre attore Claudio Bisio, oltre gli abitanti del luogo che non si stancano mai di ripercorrere gli itinerari che la cultura popolare ha tracciato e al quale Chiti vuol conferire un’aurea di sacralità.
(Corriere del Chianti settembre 2000)
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