venerdì 2 marzo 2007

Salvianti, un attore legato al territorio

Gran successo di pubblico la scorsa settimana al Teatro Puccini di Firenze per “Nero Cardinale” di Ugo Chiti. Gli attori de “L’Arca Azzurra”, che mettono in scena da vent’anni testi teatrali, erano affiancati nientedimeno da Alessandro Benvenuti. Una tournee che toccherà fino a marzo molte città italiane, da Trento a Matera. Una tappa importante per una compagnia che è cresciuta molto dal punto di vista teatrale negli ultimi anni e che deve al legame con il territorio (la provincia di Firenze) gran parte delle sue fortune. Ce ne parla Massimo Salvianti, componente de “L’Arca Azzurra” con Andrea Costagli, Lucia Socci, Dimitri Frosali e Giuliana Colzi i quali risiedono a Tavarnelle e nei comuni limitrofi.
Quanto conta il legame con il territorio degli attori dell’Arca Azzurra e il regista Ugo Chiti?
“Conta tantissimo, altrimenti noi non esisteremmo, come probabilmente non esisterebbe la drammaturgia di Ugo. Il nostro incontro con Ugo vent’anni fa sarebbe stato semplicemente e soltanto un laboratorio teatrale amatoriale. Il riconoscimento di radici territoriali comuni e della forza di queste radici si concretizza per lo più nel linguaggio: io parlerei quindi più di un territorio linguistico, all’interno della quale intendo anche la letteratura orale. Un territorio linguistico che ci è servito anche quando poi abbiamo messo in scena testi classici come “Il Decamerone” e “La Cena delle Beffe”, ma anche lo stesso “Nero Cardinale”, testi che non sono nostri ma che abbiamo messo in scena più facilmente proprio grazie a questo territorio linguistico comune; si può dire che questa sia la nostra forza.”
Oramai state diventando famosi…
“La gente viene volentieri a vedere le nostre rappresentazioni perché si identifica con esse: le storie scritte da Ugo rappresentano uno spaccato della vita di provincia, con un uso di un linguaggio comune in cui gli spettatori conoscono e in cui si riconoscono”.
Come è nato “Nero Cardinale”?“Ugo ha scritto questo testo nel 1987, quando era agli inizi della sua carriera teatrale: noi iniziavamo a farci conoscere con “Allegretto… perbene ma non troppo”. In concomitanza con questo, il testo di “Nero Cardinale” vinse il Premio Riccione e allora gli addetti ai lavori, ma anche il pubblico, iniziarono a interessarsi di facce nuove come potevano essere le nostre. Il testo, che narra una storia dei Medici, non era stato scritto per noi, come avveniva di solito, ma era stato scritto perché si stava avvicinando l’anno mediceo, con un interessamento perfino di Albertazzi. Hanno letto questo testo anche altri grandi attori come Gaber e Mauri, ma la produzione non decollava; dopo molti anni Ugo propone al Benvenuti questa idea che si è felicemente concretizzata.”
(Metropoli Chianti febbraio 2003)

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