Non capita spesso di poter assistere ad un incontro con uno dei giornalisti italiani che gode di maggior prestigio a livello internazionale come Tiziano Terzani. A fine febbraio il celebre giornalista, già insignito nel 1997 con il prestigioso "Premio Luigi Barzini all'inviato speciale", ha iniziato una serie di incontri che termineranno a fine marzo dopo aver toccato molte città italiane sia grandi che piccole. Martedì 4 marzo, dopo gli studenti della facoltà di Scienze Politiche di Firenze “Cesare Alfieri”, anche la gente di Tavarnelle Val di Pesa e dei comuni limitrofi hanno avuto la fortuna di conoscere la vita e il pensiero di questo giornalista che può vantare addirittura trent’anni di attività presso “Der Spiegel”, ovvero uno dei settimanali più importanti della Germania. La sala del circolo culturale-ricreativo “La Rampa” era infatti assai gremita di persone, specialmente da giovani che assiepavano interessati le prime file. Il corrispondente per l’Asia del settimanale tedesco e de “Il Corriere della Sera” si presenta tutto vestito di bianco, con la ferma intenzione non di pubblicizzare il proprio libro “Lettere contro la guerra” –non si spiega altrimenti il suo rifiuto di voler comparire nei talk shows che sono “solo una scusa per fare spettacolo”, come lui stesso asserisce- ma di invitare coloro che ascolteranno il suo pensiero a riflettere su quello che sta succedendo dopo il fatidico undici settembre. Terzani non pretende di dare risposte, ma l’obiettivo che si prefigge lui stesso è quello di “porre delle domande, sollevare il dubbio”, per non lasciarsi abbindolare da facili e comode versioni della storia, che solitamente le nazioni più potenti hanno la pretesa di imporre per il proprio tornaconto. Terzani vuol capire qual è la spirale di violenza che ha portato al terrorismo dei nostri giorni, nuovo impero del male che tutti oggi vogliono combattere senza sapere esattamente le motivazioni che hanno spinto gli attentatori delle Torri Gemelle a compiere quel tragico gesto. Il famoso giornalista, che conosce assai bene la storia e la cultura del mondo orientale, è un convinto assertore della non violenza: la serie di incontri con il pubblico si configura come un vero e proprio “pellegrinaggio di pace”. Terzani è fermamente convinto che solo con la non violenza sarà possibile, in futuro, la pacifica convivenza dei popoli: i conflitti che stanno attanagliando il mondo (Africa, Asia) sono dovuti principalmente alla mancanza di comprensione dell’altro, del diverso da noi, sia dal punto di vista culturale, religioso, politico ed economico: è molto più facile dichiarare guerra ad un popolo cosiddetto “culturalmente inferiore” (ricordando una famigerata dichiarazione del nostro Presidente del Consiglio per esprimere la sua opinione nei confronti della comunità islamica qualche tempo dopo l’attentato alle Torri Gemelle) che cercare di capirne la diversità di un popolo e cercare di conviverci senza avere la pretesa di soggiogare quel mondo e di renderlo omologo a quello occidentale, che purtroppo, dato il suo imbarbarimento, reagisce all’attentato con la logica reazionaria della cosiddetta giusta e motivata vendetta, applicando così la sua (presunta) superiorità culturale e intellettuale, per schiacciare il male (l’occidente si ritiene il baluardo del bene, ma soprattutto del benessere) anziché comprenderlo e cercare una soluzione in cui non valga più l’assunto sangue chiama sangue.
(Corriere del Chianti marzo 2002)
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